Mondiale

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"Mondiale" è il termine con il quale mia nonna descrive qualcosa di unico. La pizza fatta in casa appena sfornata è "Mondiale". La mozzarella consegnata fresca dal fattorino del caseificio è "Mondiale", così come lo sono le arance mature raccolte dall’albero della casa di campagna. "Mondiali" sono i sorrisi dei nipoti o il vestito nuovo per la festa.
Il termine “Mondiale” non l’ho mai associato ad altro, se non a mia nonna, lei che ora, all’età di novant’anni è così “Mondiale”.
A novant'anni basta una notte per non esser più se stessi e risvegliarsi nel passato; una caduta o una lieve ischemia possono essere l'inizio della malattia, un viaggio a ritroso, un percorso fatto di visioni, voci, ricordi, associazioni confuse alternate a momenti di estrema lucidità e forza.
Viaggi in ambulanza, cadute notturne, pianti e notti insonni.
Ecco allora affiorare i fantasmi, legami di una vita passata che all’improvviso si fondono e confondono con gli affetti della vita presente; le figlie diventano madri, ma anche nonne e sorelle e solo raramente ritornano ad essere figlie.
La casa, luogo di un'intera vita, sembra svanire all'improvviso per cedere il posto al ricordo e al desiderio di ritrovare la dimora d'infanzia.
Ho trascorso gli ultimi due anni e mezzo a fotografare mia nonna e l'Alzheimer; mia madre e sua sorella, come due angeli, continuano a seguirla, proteggerla e a prendersi cura di lei.
“Mondiale” è mia madre che sta dedicando la vita a sua madre.

 

Quasi 50 milioni di persone nel mondo sono afflitte dal morbo di Alzheimer; si stima che in Italia ne siano colpite quasi un milione, per la maggior parte oltre i 60 anni. Nove milioni di italiani si prendono cura di un parente invalido o bisognoso di cure e il 25% delle famiglie ha rinunciato al lavoro per poter assistere il familiare perché l’assistenza impegna anche 18 ore al giorno.

Attualmente ci si augura di trovare una cura entro il 2025.